Don Giovanni Minzoni – Servo di Dio
Ai primi di marzo 2023 la notizia: il Dicastero pontificio per la Dottrina della Fede e il Dicastero per la Causa dei Santi hanno trasmesso a S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni il placet per l’apertura del processo di beatificazione del Martire. Don Giovanni Minzoni è ora Servo di Dio.Giovanni Minzoni nasce a Ravenna il 29 giugno 1885. Qui frequenta fin da ragazzo il locale Seminario. Diventa sacerdote il 18 settembre 1909 e il giorno dopo celebra la sua prima messa. L’8 febbraio 1910, a 25 anni, viene destinato ad Argenta come vicario dell’anziano ed ammalato arciprete don Gioacchino Bezzi. La Parrocchia è in crisi. Argenta, teatro di agitazioni e di conflitti operai ed epicentro di lunghi e cruenti scioperi agricoli; una terra di nessuno per l’abbandono sociale ed anche religioso in cui si trovava. In questo estremo contesto don Giovanni Minzoni comprende il bisogno urgente di allevare cristianamente la nuova generazione, in particolare i ragazzi, ed a questi si rivolge subito con passione ed abnegazione straordinaria.
Il giovane cappellano si mette subito al lavoro e in breve si fa stimare ed amare da tutta la popolazione. Realizza nel cortile della vecchia chiesa di San Francesco, lavorandoci anche manualmente, il ricreatorio con il campetto da calcio e il nuovo centro giovanile – che espressamente volle in compartecipazione con l’altra parrocchia – composto da un grande salone che diventa il primo cinematografo di tutta la zona. Giovani e adulti accorrono ben presto in gran numero.
Nelle estati degli anni 1912-1914 frequenta la Scuola Sociale di Bergamo laureandosi col massimo dei voti Dottore in Scienze Sociali. Alla morte di don Bezzi nel 1916 viene eletto a succedergli con voto plebiscitario dai capofamiglia, antico privilegio argentano.
Però l’Italia è in guerra, deve rimandare la presa di possesso della Parrocchia per rispondere alla chiamata alle armi. Nel 1917 è ad Ancona come soldato di sanità, ma dietro sua richiesta è inviato al fronte in qualità di Tenente cappellano militare dove si fa stimare ed apprezzare dagli ufficiali e dai soldati, dai credenti e dagli atei, da tutti2. Scrive sul suo Diario: «Devo cercare di conciliare la mia vocazione col dovere di servire la Patria. Mi vedranno non un eroe, ma almeno un sacerdote che senza avere gridato -evviva la guerra-ha saputo accorrere là dove vi era una giovane vita da confortare, una lacrima da sublimare».
Durante una azione in prima linea merita la Medaglia d’Argento al Valore Militare; onorificenza che gli viene consegnata il 28 giugno 1918 a Treviso dal Duca d’Aosta, Emanuele Filiberto di Savoia, comandante della III Armata. Il generale Armando Diaz, Comandante del Regio esercito, gli stringe la mano e gli dice «Bravo!». I seimila uomini della Brigata Veneto sfilano in parata in suo onore. Torna dalla guerra, ad Argenta, con 11 medaglie tra le quali quella d‘Argento al Valore Militare, due Croci di Guerra al Merito e la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia: un eroe.
Come Arciprete sviluppa una intensa attività pastorale particolarmente nel campo sociale e dell’educazione della gioventù. Diviene ben presto ispiratore e guida delle iniziative pubbliche dei cattolici argentani, una minoranza attiva in questa cittadina nel drammatico clima politico e sociale successivo alla Grande guerra. Dimostrandosi sempre fidente e sereno, si prodiga nella chiesa e fuori, instancabilmente; ha come la febbre del lavoro, un continuo, acuto desiderio di migliorare le opere esistenti e di compierne delle nuove.
Il 24 giugno 1919 riceve il possesso della Parrocchia dall’arcivescovo di Ravenna mons. Pasquale Morganti. Don Minzoni fonda i Circoli di Azione Cattolica, maschile (Giosuè Borsi) e femminile (Sacro Cuore). Attiva pure la Sezione Donne cattoliche. Riorganizza il ricreatorio maschile e la Filodrammatica, che vuole mista, novità per quei tempi. Amplia il salone-teatro con una galleria per il cinematografo che continua a rimanere l’unico della zona. Riattiva l’Opera Pia Liverani, destinata all’educazione delle fanciulle, dove apre un laboratorio di maglieria. Riprende il doposcuola e rinnova la biblioteca circolante. Sull’esperienza maturata di quando era Cappellano, affitta una grande tenuta agricola e fonda la cooperativa “Ex combattenti” per dare lavoro ai molti reduci di guerra.
Pastore benefico e caritatevole, consigliere apprezzato e ricercato, ha la canonica sempre aperta a tutti, specialmente ai giovani ed ai bisognosi. Il 7 ottobre 1921 il Santuario della Celletta, chiuso dal 1909 per disposizione del sindaco socialista, è riaperto al culto cristiano per merito di don Minzoni.
Nel luglio del 1922 con sua grande soddisfazione porta alla prima comunione un gruppo di giovani, cresciuti lontani dalla chiesa e da lui guadagnati alla religione.
Il 22 aprile 1923 organizza un Convegno al Santuario della Celletta dove, presenti 500 giovani cattolici romagnoli e ferraresi, è applaudito relatore. Nell’orazione invita i giovani a stringersi con rinnovati propositi di purezza e di azione a stringersi alla bandiera di Cristo. Qui critica aspramente i fascisti per l’uccisione di Natale Gaiba, sindacalista socialista argentano. Nell’incontro dà notizia della costituzione di due riparti di Giovani Esploratori Cattolici. In breve saranno una settantina i ragazzi in divisa.
Il crescente squadrismo fascista non nasconde la propria ostilità verso questo prete che, per il forte ascendente che esercita, attira attorno a sé tutta la gioventù argentana; cercheranno in tutti i modi, sia con lusinghe ma anche con minacce, di farlo desistere dalla sua attività sociale, ma inutilmente.
In quei giorni scrive sul Diario: «Ci prepariamo alla lotta tenacemente e con un’arma, che per noi è sacra e divina, quella dei primi cristiani: preghiera e bontà: Come un giorno per la salvezza della Patria offersi tutta la mia giovane vita, oggi mi accorgo che battaglia ben più aspra mi attende. Ritirarmi sarebbe rinunciare ad una missione troppo sacra. A cuore aperto, con la preghiera che spero mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo della causa di Cristo ».
Poco dopo la fondazione degli Scout, la sera del 23 agosto 1923, di ritorno da una passeggiata e in compagnia di un suo collaboratore, attorno alle 22,30, viene vilmente aggredito da due sicari fascisti che con bastonate gli sfondano il cranio. Morirà in canonica nel suo modesto letto a mezzanotte, dopo aver ricevuto l’Estrema unzione.